Ben pochi fotografi famosi sono riusciti a scatenare discussioni su erotismo e libertà artistica tanto profondamente quanto Robert Mapplethorpe.
Robert Mapplethorpe chi è?
Libri di fotografia - Riepilogo articolo
Sebbene assunto agli albori della cronaca per la sua fotografia erotica in bianco e nero fatta di immagini gay fetish e Kinky, la sua ricerca artistica spazia su diversi mezzi espressivi.
Il suo approccio formalista alla fotografia tuttavia ha permesso all’artista di avvicinarsi ai soggetti principalmente attraverso la bellezza e la composizione, e in secondo luogo attraverso i contenuti.
Il suo lavoro continua a essere considerato tabù da molti, eppure Robert Mapplethorpe rimane uno dei fotografi americani più venerati di tutti i tempi.
Nato nel 1946, Robert Mapplethorpe cresce nel difficile ambiente del Queens in una famiglia cattolica.
Ha frequentato il Pratt Institute di Brooklyn dal 1963 al 1970, seguendo corsi di pittura, disegno e scultura, senza mai considerare l’idea di diventare un fotografo.
Durante gli anni ’60 strinse una profonda amicizia con Patti Smith, vivendo per diverso tempo con la musicista e poeta al Chelsea Hotel di Manhattan.
Mapplethorpe produceva collage fotografici e disegni di gioielli, grazie ai quali aveva attirato un potenziale finanziatore, ma decise di non proseguire in quella direzione.
Durante questo periodo si appassiona al cinema sperimentale, prendendo parte insieme a Patti Smith alla controversa pellicola Robert Being His Nipple Pierced (1970) di Sandy Daley.
Robert Mapplethorpe e l’approccio alla fotografia
Da studente d’arte e controverso adolescente, Mapplethorpe frequentava i negozi e le librerie della 42esima strada, ambienti che segnarono profondamente la sua formazione artistica, influenzando il suo lavoro in divenire.
Il suo interesse iniziale per la fotografia era, in parte, causa-effetto dei collage che realizzava con immagini di riviste pornografiche. Con la sua prima macchina fotografica, una Polaroid SX-70 donatagli dal curatore del Metropolitan Museum of Art, John McKendry, Mapplethorpe inizia a produrre i suoi primi scatti. In seguito avrebbe acquistato una macchina da 4 per 5 pollici e infine una Hasselblad.
Durante tutta la sua carriera, Mapplethorpe ha esplorato diverse tecniche di espressione, tra cui la fotografia, la Polaroid, le stampe al platino su carta e lino, il cibachrome e il trasferimento di coloranti.
Non ha mai sviluppato una vera e propria passione per i processi in camera oscura, preferendo lavorare a stretto contatto con un suo tecnico di fiducia per ottenere l’aspetto desiderato dalle sue stampe.
Mapplethorpe ha scattato per pubblicità di liquori, oltre per pubblicazioni su riviste di moda e design d’interni, ed era noto per i suoi ritratti di celebrità del mondo dello spettacolo e dell’arte.
Durante gli anni ’70 è stato il fotografo dello staff della rivista Interview di Andy Warhol e le sue fotografie sono apparse su riviste come Vogue ed Esquire.
Nel suo ultimo ritratto su commissione, affidatogli dalla rivista americana Surgeon General, ha immortalato Charles Everett Koop meno di due mesi prima della morte dell’artista.
Robert Mapplethorpe tra collezioni e mostre
Mapplethorpe era un appassionato collezionista di fotografia, ceramiche e mobili (che ha anche progettato). Tra i libri che ritraggono le fotografie dell’artista, degni di nota sono Certain People: A Book of Portraits, (Pasadena, Twelvetrees Press, 1985), e 50 artisti di New York di Richard Marshall (San Francisco, Chronicle Books, 1986).
La prima mostra personale di Mapplethorpe si tenne nel 1976 alla Light Gallery di New York.
Da qui, è stato in grado di portare la fotografia nei principali musei del mondo nel corso della sua carriera. Nel 1988 fonda la Robert Mapplethorpe Foundation per trovare fondi per la ricerca sull’AIDS e per le arti visive, poco prima di venire a mancare il 9 marzo del 1989 a causa di complicazioni insorte dopo aver contratto l’HIV.
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Mapplethorpe era innamorato della simmetria e della bellezza, affrontando tutti i suoi soggetti con uno stile compositivo sublime, forti contrasti di colore e un’illuminazione cinematografica.
È considerato un formalista per il suo uso scultoreo della fotografia e spesso ha elencato Michelangelo come un’influenza primaria. Il suo uso utilitaristico del mezzo ha provocato una rivoluzione per la fotografia d’arte.
Molti dei suoi lavori sono stati considerati troppo spigolosi, pornografici o addirittura razzisti. In particolare, a finire nell’occhio del ciclone sono stati i suoi lavori dei primi anni ’80, in cui presentava rappresentazioni grafiche di immagini omoerotiche o basate su pratiche BDSM, e corpi neri nudi maschili.
Queste espressioni tuttavia non furono realizzate con un intento politico o ideologico. Mapplethorpe piuttosto ha sempre fotografato semplicemente ciò che pensava fosse bello.
Robert Mapplethorpe Considerazioni finali
L’artista sarà ricordato come un fotografo tradizionale in bianco e nero, ma la sua formazione eclettica spazia dal cinema alla scultura, all’antiquariato fino a toccare le arti grafiche.
Per Mapplethorpe, la fotografia è stata un mezzo espressivo grazie al quale poter fissare in un’istante il progetto della nuova scultura che aveva in mente. Diceva spesso che avrebbe lavorato nel marmo se questo non avesse richiesto così tanto tempo. La velocità dell’otturatore, per fortuna, ebbe la meglio.
La tragica fine di Mapplethorpe mette in scena l’allegoria dell’artista come eroe culturale. È ricordato come una delle prime vittime illustri dell’AIDS, e per questo motivo la sua eredità è spesso usata per simboleggiare la lotta per l’emancipazione della comunità LGBT.
- Editore: Johan & Levi
- Autore: Jack Fritscher , N. Poo
- Collana: Biografie
- Formato: Libro in brossura
- Anno: 2016
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